CULTI SOLARI E DELLA MAGNA MATER

 

 

Il culto di Mithra

All'epoca di Costantino il cattolicesimo non era ancora religione di Stato: lo divenne solo sotto Teodosio con l’Editto di Tessalonica del 380, che stabilì la persecuzione dei non cristiani; vi si legge infatti: "Vogliamo che tutti i popoli a noi soggetti seguano la religione che l'apostolo Pietro ha insegnato ai Romani... si creda nell’unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in tre persone uguali. Chi segue questa norma sarà chiamato cristiano cattolico, gli altri invece saranno stolti eretici, né le loro riunioni potranno essere considerate vere chiese; essi incorreranno nei castighi divini ed anche in quelle punizioni che noi riterremo di infliggere loro."

Anche i fedeli di Mithra, venerato come dio da almeno 1500 anni prima della nascita del Cristo, saranno allora perseguitati.

Nel pantheon iranico, dopo la riforma di Zarathustra (o Zoroastro), il profeta vissuto in un'epoca imprecisabile collocata tra il XVIII e il VII secolo a.C., Mithra era il rappresentante divino di Ahura-Mazda sulla terra ed era incaricato di proteggere i giusti dalle forze demoniache di Angra Mainyu. Era quindi una divinità altamente positiva, garante di verità e legalità e, nel trasferimento al regno fisico, un dio dell’aria e della luce. Come nemico degli spiriti del male e delle tenebre, proteggeva le anime e, come psicopompo, le accompagnava in Paradiso (concetto ed anche parola di origine persiana). Poiché la luce è accompagnata dal calore, era anche il dio della vegetazione e della crescita.

 

 

Il cosiddetto "Mithra Chiaramonti" (II-III secolo d.C.)

 

Almeno dall’età ellenistica in poi, Mitra divenne figlio di Anahita, una dea che ha moltissimi punti di contatto con le divinità-madri del Vicino Oriente; Anahita era, come la Madonna, una vergine che aveva concepito Mithra senza rapporto sessuale, ed era detta "l'immacolata vergine madre del signore Mithras".

Come altre divinità solari e della fertilità della natura, Mithra era chiamato "il Sole invincibile", "Il Salvatore"; lo si rappresentava con un'aureola di raggi solari intorno alla testa, come avvenne poi anche per il Cristo. Un mito della fertilità raccontava che Mithra, per ordine del Dio supremo, avesse ucciso il toro dal cui corpo si generarono erbe e piante: dal midollo il grano, dal sangue la vite, ecc. Ed ecco come, nella narrazione mitica iranica, già si avverte il trait-d'union tra la forza vitale del sole e quella della fertilità della terra, che è alla base della fusione-confusione tra i culti solari e quelli della Magna Mater (che è la Terra).

Tuttavia vi è un'importantissima differenza fra questi ultimi ed il culto di Mithra: ed è il fatto che il dio imponeva ai suoi seguaci una rigida continenza sessuale, esattamente all'opposto di quanto prevedevano i culti matriarcali. La ragione di questa differenza è sostanzialmente inspiegata, così come, vedremo, lo è la singolarità del culto di Iside; tuttavia non vi sono dubbi sul fatto che questo culto, a differenza di altri culti solari (cito ad esempio quello di Al Gabal), prevedesse la castità pressoché assoluta per i suoi adepti. In proposito si vedano ad esempio le osservazioni contenute nel Giornale italiano di filologia (Editrice Elia, 1963, Volumi 15-16), ove si afferma che "uno dei lati più interessanti della dottrina mitriaca del II secolo d.C." è per l'appunto "la continenza"; ne fa fede la testimonianza di Tertulliano, che in quanto apologista cristiano non può certo essere sospettato di eccessiva simpatia nei confronti del culto di Mithra: "Mitra, dunque, rappresentava anche castità assoluta; e come egli era simbolo della purezza, così gli adepti erano tenuti ad osservare una rigida continenza. Il che è dato per certo da Tertulliano" (Op. cit. pag. 22), il quale dimostra di essere un ottimo conoscitore di questo culto.