IL CORPUS HERMETICUM

 

 

Il Corpus Hermeticum come testimonianza di una gnosi precristiana

 

Pensieri gnostici predominano nella raccolta dei diciotto trattati che costituiscono il cosiddetto Corpus Hermeticum. Il dio greco Ermete è detto «tre volte grande» (in greco trismegistos) e viene identificato col dio egiziano Thoth. Ermete, per i greci il messaggero degli dèi e in epoca ellenistica considerato come il dio della sapienza, si presenta come il rivelatore che porta agli uomini il messaggio divino e li conduce alla conoscenza. L'istruzione si effettua soprattutto nel dialogo tra l'uomo e Dio: l'uomo chiede e Dio gli risponde, con una comunicazione dottrinale che può essere comunicata soltanto a tu per tu.

Il Corpus Hermeticum non rappresenta un' opera letteraria unitaria; alla composizione dei diciotto trattati presero parte più autori, le cui concezioni non sempre coincidono. La maggior parte fu redatta tra il 100 e il 200 d.c., ma le tradizioni che vi furono accolte passarono prima per un lungo periodo di trasmissione orale. Vi si rivelano influssi iranici, babilonesi, egiziani e greci, idee filosofiche di origine platonica, pitagorica, stoica e in alcuni anche l'eco di concezioni veterotestamentarie giudaiche. In nessun luogo, però, questo quadro multicolore lascia intravedere contatti col messaggio cristiano. Il Corpus Hermeticum costituisce quindi un esempio quanto mai significativo e interessante di ciò che fu la visione del mondo di uno gnosticismo non ancora giunto in contatto e confronto con il cristianesimo.

 

 

Hermes Trismegisto 

 

Apre la raccolta il trattato Poimandres, di gran lunga superiore a tutti gli altri per l'importanza del suo contenuto. Il nome Poimandres è probabilmente di origine egiziana, e significava «conoscenza di dio»; fu in seguito grecizzato e utilizzato a designare il mediatore della rivelazione.

Il primo trattato del Corpus Hermeticum (leggibile integralmente qui) espone la cosmologia, l'antropologia e la soteriologia gnostica accatastando materiali di varia derivazione, amalgamando diverse tradizioni mitologiche per descrivere l'origine del mondo, la creazione dell'uomo e la redenzione che deve liberarlo dalla schiavitù.

All'inizio il mediatore della rivelazione si presenta a colui che la riceve con queste parole: «lo sono Poimandres, lo spirito della potenza suprema». A lui viene rivolta la richiesta: «Voglio essere istruito sull'esistente e comprendere la sua natura, e conoscere dio». Egli accondiscende a questo desiderio e inizia a trattare dell' origine del mondo, dapprima in linguaggio mitologico. Dio è luce «ma dalla luce... venne sulla natura una parola santa, e un puro fuoco si levò dalla natura umida su verso l'alto; era leggero e acre e insieme potente; e l'aria, che era leggera, seguì il soffio, salendo dalla terra e dall' acqua sino al fuoco, così che pareva esservi sospesa. Ma la terra e l'acqua rimasero alloro posto, mischiate insieme al punto che non si poteva distinguere la terra dall' acqua. Esse erano mosse dall'azione della parola spirante fuoco percepibile al di sopra».

Dio, che si trova nelle regioni celesti, generò da sé «un altro spirito come demiurgo che, in quanto dio del fuoco e del soffio, creò sette intendenti che avvolgono nei loro cerchi il mondo sensibile». Essi reggono il mondo, e ciò significa che determinano il destino cui il mondo soggiace. Il demiurgo, sottoposto al dio altissimo, ha impresso alle opere della creazione un moto di eterna rotazione. Grazie a questa sono stati generati gli esseri viventi e l'aria è stata popolata di uccelli, l'acqua di pesci, e la terra ha prodotto animali: quadrupedi, serpenti, rettili, animali feroci e domestici.

L'intero cosmo è quindi opera del demiurgo, soggetto anch'egli al destino che gli è imposto. La creazione dell'uomo è descritta con espressioni solenni che lasciano presupporre contatti con testi biblici: «Ma lo spirito che è luce e vita, il padre di tutte le cose, generò un uomo simile a lui, che amò come suo figlio; egli infatti, riproducendo l'immagine del padre, era molto bello, cosìche dio amò la sua stessa immagine. A lui sottomise tutta la creazione».