In
ogni caso, per gli gnostici la salvezza
viene dalla conoscenza. E tuttavia lo gnosticismo non prevede solo
l’auto-redenzione attraverso la gnosi, ma anche l’intervento
di figure di redentori su cui gli interpreti hanno sempre discusso.
Si è detto che il redentore gnostico, che in molti testi è Gesù Cristo, è sempre
un “redentore redento”, perché se si è lasciato
coinvolgere nel mondo materiale ha in ogni caso bisogno di ricevere
una redenzione prima di poterla trasmetterle agli altri.
Ma questa necessità si attenua nei testi più influenzati
dal cristianesimo o da sue forme non precisamente ortodosse dove
il redentore, Gesù Cristo, sembra coinvolto nel mondo,
ma si tratta solo di una maschera o di un’apparenza (si tratta del
cosiddetto docetismo,
dal greco δοκεῖν,
"sembrare")
che inganna
i non gnostici e oltre la quale il vero gnostico comprende Gesù come
un inviato del regno del Grande di natura puramente spirituale.
La salvezza comunque
non è per tutti: è riservata ai
soli gnostici, e ha un costo. Anche lo gnostico dopo la morte non va
direttamente al regno del Grande: l’anima o si reincarna (ma
non tutte le scuole credono nella reincarnazione) o deve passare attraverso
una serie di prove. Solo alla fine del mondo l’ascesa degli gnostici
sarà diretta.
Degli aspetti rituali, sociologici e morali dell’antico gnosticismo
sappiamo in realtà pochissimo. Solo alcuni capiscuola come Marcione
(85-160 d.C.) si preoccupano di fondare una Chiesa con una struttura
formale: altri restano predicatori ambulanti come il Peregrinus messo
in scena nella satira di Luciano (120-190 d.C.), alla quale ho
dedicato un
breve approfondimento.
Il culto è visto originariamente dagli
gnostici come sospetto, come qualche
cosa che ha a che fare con il mondo materiale, e lo stesso vale per
la morale.
Ma questo porta le diverse scuole a conseguenze radicalmente
opposte, ed è proprio questo che ha contribuito maggiormente
a gettare il discredito
sugli gnostici:
si va da un rigoroso ascetismo, con un culto ridotto al minimo, fino
a pratiche orgiastiche che si traducono in una ritualità incentrata
sulla magia sessuale.
Questi atteggiamenti, per quanto apparentemente
opposti, hanno in
realtà un
fondamentale elemento
in comune: in entrambi i casi,
infatti, si tratta di affermare che
il “mondo”, con la sua morale e le sue convenzioni, non
ha nessuna importanza. Nelle interpretazioni più antinomistiche,
come si è accennato, i “cattivi” della Bibbia
sono tutti rivalutati come buoni e venerati come santi, perché in
realtà lottavano contro il dio malvagio creatore di questo mondo:
dal Serpente tentatore del Paradiso Terrestre, venerato dagli Ofiti, fino a Caino, venerato
dai Cainiti, agli abitanti
di Sodoma e Gomorra e appunto a Giuda.
Agnolo
Bronzino, Adorazione
del serpente
di bronzo
(affresco della cappella di Eleonora di Toledo),
1542-43
dedicato
al culto degli Ofiti
In
questa prospettiva
si colloca anche
la rivalutazione
di Lucifero,
considerato come
un'entità
positiva, che cerca
di aiutare Adamo
ed Eva mettendoli
in guardia contro
il falso dio, apparendo
loro come serpente
nell'Eden (di qui
la venerazione del
serpente da parte
degli Ofiti), ed
anche Gesù
Cristo, al quale
si presenta durante
il ritiro nel deserto,
cercando di evitargli
la morte in croce
(proprio su questa
visione di Lucifero
è basato
il Vangelo secondo
Gesù Cristo
di José
Saramago, del 1991).
Comunque
sia, è proprio
la contraddittorietà
delle scelte comportamentali l'aspetto più sconcertante e oscuro dell’esoterismo
gnostico. Se infatti l'ascetismo, in quanto rifiuto della materia,
appare pienamente
coerente con i presupposti
dottrinari, davvero
capziosa, per non
dire pretestuosa,
appare la motivazione
addotta dalle sette
che praticavano
invece la scelta
opposta della libidine,
come ad esempio
i Carpocraziani:
essi affermavano
che consacrandosi al Demiurgo “Padre del Desiderio”,
contribuivano a distruggerne la creazione: «tramite il piacere si
combatte il piacere» sostengono i Carpocraziani, mentre una frase
trascritta da un testo eresiologico fa dire a una iniziata: «abbi
rapporto sessuale con me e ti condurrò dall’Archonte». È probabile che
dietro tutto questo si nascondesse una tecnica di magia
sexualis implicante una ascesa e un attraversamento delle sfere
arcontiche, così come adombrato ad esempio nel Diagramma degli Ofiti,
un testo riportato dal pagano Celso nella polemica contro Origene,
che ha direttamente
a che fare con l'Ouroboros.
Due
varianti del
diagramma degli
Ofiti
Il
Diagramma degli Ofiti è un cosmogramma in cui sono effigiati i cieli
arcontici che l’iniziato gnostico deve attraversare per giungere alla
dimora paradisiaca. L’interpretazione del Diagramma è resa difficile
dalla presenza di ulteriori “barriere cosmiche”, quali un gigantesco
serpente, l’Ouroboros appunto, che delimita la sfera del nostro mondo, e
dall’idea, al culmine dell’ascesa celeste, di un doppio paradiso, una
duplice dimora paradisiaca, celeste e terrestre.
L’Uroboros e la
presenza dei colori planetari implicano inoltre la conoscenza e la
pratica presso questi Gnostici di specifici rituali sincronizzati con il
ciclo zodiacale. La pratica rituale gnostica è, infatti, una pratica di
perfezionamento esistenziale che utilizza ogni risorsa materiale al fine
di trascendere la materialità stessa.
In India troviamo
qualcosa di simile nelle dottrine e nelle pratiche dello yoga tantrico:
l’energia che mantiene in vita l’universo viene utilizzata dallo yogin
per liberarsi dal cosmo stesso. È il paradosso della Sophia, la Madre
celeste gnostica: come la Kali degli induisti, anch’essa è latrice di vita e di
morte.
Sul sesso,
d'altra parte, si fonda una rituaria dalla lunga posterità: si pensi, in
Occidente, alla sequela di sette e conventicole che dall’impulso
orgiastico hanno tratto vita. Tra le più famose è sicuramente da
annoverare il “Libero Spirito”, le cui pratiche paiono effigiate nei
capolavori di Hieronymus Bosch (cfr. W. Fraenger, Hieronymus Bosch: Il
Regno Millenario [Carte d’Artisti – 71], a cura di G. Collu, Abscondita,
Milano 2006): un’ascesi intrisa di eros, parallela, se non coincidente,
alle esperienze di annientamento e di cancellazione di Dio formulate dal
credo di un Meister Eckart o di un Taulero.
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