L'uomo archetipo contemplò l'opera del demiurgo, ma di fronte
allo spettacolo della sua attività creatrice ne divenne geloso,
e volle anch' egli mettersi a creare. Gli intendenti che governano il
cosmo s'innamorarono di lui e ciascuno di essi lo fece partecipe del
suo ordinamento. E allora si compì l'avvenimento che
fu determinante per il destino di tutti gli uomini:
«Ed
egli, che aveva pieno potere sul mondo degli esseri mortali e sugli
animali privi di ragione, si piegò attraverso l'armonia (delle
sfere), ruppe il loro involucro e mostrò alla natura inferiore
la bella forma di dio. Quando essa lo vide, bellezza sconfinata, forma
di dio con in sé tutto il potere degli intendenti, sorrise d'amore,
poiché vide i tratti di questa forma meravigliosamente bella
dell'uomo riflessa nell'acqua e la sua ombra sulla terra. Ed egli, quando
nella natura inferiore vide la sua stessa immagine riflessa nell'acqua,
se ne innamorò a sua volta, e volle abitare là. Nell'istante
in cui egli lo volle si produsse il compimento, e così egli abitò
la forma priva di ragione. Allora la natura, accolto l'amato, lo strinse
a sé, si unirono e si amarono».
Così
avvenne la caduta dell'uomo archetipo, che fu trascinato dal
mondo superiore a quello inferiore e che stabilì con la natura
(cioè
con la materia)
un legame che lo incatenò. Con essa egli generò l'uomo
terrestre, che si distingue da tutti gli altri esseri viventi, ma è
anch' esso sottoposto alla condizione mortale: «Per
questo l'uomo, solo tra tutti gli esseri che vivono sulla terra, è
duplice: mortale per il corpo, immortale per l'uomo essenziale. Infatti
benché sia immortale e abbia potere su ogni cosa patisce la morte
ed è sottomesso al destino. Per questo, benché sia al
di sopra dell'armonia (delle sfere), è divenuto schiavo di ciò
che sta sotto a questa armonia; benché sia androgino perché
originato da un padre androgino, benché sia esente dal sonno
perché viene da un essere senza sonno, egli è tuttavia
dominato (dalla brama di amore e di sonno)».
L'androgino
originario o Rebis
Da allora tutti gli uomini, così come gli animali, vivono quali
maschio e femmina. Dio ha comandato loro di moltiplicarsi, un comando
che ancora una volta ricorda chiaramente il racconto biblico della creazione: «Accrescetevi in crescita e moltiplicatevi
in moltitudine, voi tutti che siete stati creati e fatti creature». E a questo ordine divino corrisponde: «e tutti gli esseri si moltiplicarono secondo la propria specie».
Qui
si ha una sostanziale
differenza tra la
dottrina del Corups
Hermeticum e
quella gnostica:
infatti, per gli
gnostici, la creazione
tutta è malvagia
come il suo creatore,
e quindi la procreazione
è anch'essa
negativa.
Il mito della creazione e della caduta dell'uomo archetipo spiega dunque la condizione attuale dell'uomo, il cui corpo è
costituito di materia inerte, ma il cui nucleo divino è di origine
celeste. Chi in base a questa rivelazione conoscerà se
stesso potrà salire verso il bene ed entrare a far parte degli
eletti. Ma chi è pieno d'amore per il corpo e per la
materia resterà a errare nelle tenebre e sperimenterà
la morte nel suo corpo. Se l'uomo comprende chi è e chi deve
essere rinuncerà alle passioni e agli affetti e si libererà
di tutto ciò che lo incatena al corpo, e quindi al mondo.
Con la retta conoscenza si acquista anche la capacità
di raggiungere l'unica vià possibile verso la salvezza. Dopo la morte il corpo infatti
si disgrega e torna nuovamente nella materia,
così che anche gli impulsi carnali del corpo svaniscono. L'anima invece, che può intraprendere il viaggio verso la patria
celeste, nell'ascesa subirà una purificazione: in ogni
sfera che attraversa essa depone qualcosa di ciò che l'ha finora
appesantita; dapprima abbandona il potere di crescere e decrescere,
poi l'attaccamento al male, e di seguito il desiderio ingannevole che
in realtà non porta a nulla, la sete di potere, l'empia arroganza
e l'intenzionale temerarietà, il cattivo desiderio di aspirare
alla ricchezza e infine la perfida menzogna. Libera da tutte queste
passioni l'anima penetra nell'ottava sfera, che sta al di sopra delle
altre sette, unendosi all'inno di lode di tutte le potenze e di tutte
le anime che vi si trovano e insieme lodano il Padre. L'anima è
giunta alla sua meta: la sua divinizzazione.
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