La figura di
Parsifal è
la più complessa
e sfaccettata
delle saghe
nordiche ed il suo significato
è inscindibilmente
legato alla
leggenda del
Graal, che,
qualunque cosa
fosse, è
stato oggetto
di innumerevoli
interpretazioni,
alcune delle
quali in chiave
ermetica.
In
effetti, più
di ogni altra
opera di Wagner,
il Parsifal
è gravido
di semantiche
ermetiche;
peraltro, sull'interpretazione
del senso profondo
di quest'opera
si discute ancora,
data la varietà
e la contraddittorietà
delle ipotesi
proposte: basti
pensare che
anche Nietzsche,
ottimo conoscitore
della musica
di Wagner, fu
indotto in errore,
per non parlare
dell'interpretazione
in chiave di
"teoria
della razza"
che ne diede
Hitler.
Ma
per comprendere
meglio l'importanza
di quest'opera
wagneriana,
occorre ripercorrere
la travagliata
storia della
sua composizione,
sulla scorta
di un saggio
di Andrea
Bedetti (leggibile
integralmente
qui).
Il
lungo cammino
di Richard Wagner
verso il Parsifal
cominciò
nell’inverno
del 1841 a Parigi,
dove il compositore
tedesco era
impegnato nel
progetto del
Tannhäuser,
la sua quinta
opera. Un suo
amico e collaboratore,
il filologo
Lehrs, gli fece
leggere alcuni
documenti e
saggi di letteratura
medievale tedesca,
tra i quali
uno studio su
Lohengrin, il
figlio di Parsifal,
e un altro sulla
leggenda del
Santo Graal, oggetto
misterioso identificato
correntemente
con il calice usato
da Gesù
in occasione
dell’ultima
cena e nel quale
Giuseppe d’Arimatea
raccolse il
sangue del Salvatore,
dopo la sua
deposizione
dalla croce
(per l'intera
vicenda si veda
questo
approfondimento).
Jean
Delville, Parsifal,
1890
Ma
fu soprattutto
nell’estate
di quattro anni
dopo, durante
una cura termale
a Marienbad,
che Wagner venne
definitivamente
catturato dal
fascino della
personalità
di Parsifal,
il puro folle,
e della sua
ricerca del
sacro calice.
In quel breve
periodo di riposo,
il compositore
di Lipsia ebbe
modo di leggere
il Parzival,
il capolavoro
poetico di Wolfram
von Eschenbach,
composto verso
il 1205, uno
dei testi di
maggior valore
di tutta la
letteratura
medievale tedesca.
Scritto in venticinquemila
versi, il Parzival
riprende in
larga parte
un altro famoso
poema del tempo,
il Perceval,
scritto dal
poeta francese
troviero Chrétien
de Troyes intorno
al 1180.
Entrambe
le opere vedono
protagonisti,
in massima parte,
gli stessi personaggi
che Wagner utilizzò
nel suo Parsifal.
A partire dallo
stesso eroe,
Perceval, che
nella lingua
d’oïl significa
“colui che attraversa
la valle”, per
continuare con
Gornemant, che
nell’opera wagneriana
diventò
Gurnemanz, il
vecchio vigoroso
cavaliere, il
re pescatore
Anfortas, il
cui nome rimase
quasi immutato,
Amfortas, il
sovrano custode
del Graal e
vittima del
malefico sortilegio
del mago Klingsor
e, soprattutto,
la strega Cundrie
che, presente
nel capolavoro
del musicista
tedesco con
il nome di Kundry,
rappresentò
l’elemento femminile
conturbante,
personaggio-chiave
di tutta l’opera.
Però,
com’era solito
nei suoi metodi
di lavoro, Wagner
non affrontò
direttamente
la stesura del
libretto e della
partitura, ma
accantonò
il tutto per
un progetto
futuro.
Per
dodici anni
gli sforzi artistici
del compositore
si concentrarono
dapprima sul
Lohengrin, andato
in scena nel
1850, e poi
su buona parte
della tetralogia
Der Ring des
Nibelungen (L'anello
del Nibelungo),
che lo portò
a comporre,
dal 1852 fino
all’inizio del
1857, Das Rheingold
(L'oro
del Reno),
che costituisce
il prologo dell’immensa
opera, Die Walküre
(La Valchiria)
e le prime scene
del Siegfried
(Sigfrido).
Solo più
tardi, nel 1876,
egli avrebbe
composto la
quarta ed ultima
opera della
tetralogia,
Götterdämmerung
(Il
crepuscolo degli
dèi).
L’eco
di Parsifal
e del Sacro
Graal tornarono
alla mente di
Wagner il giorno
del Venerdì
Santo del 1857,
mentre era impegnato
nell’elaborazione
del Tristano
e Isotta. Seduto
nel giardino
della villa
di Otto e Mathilde
Wesendonck,
suoi vecchi
amici che lo
ospitarono nella
loro dimora
per due anni,
Wagner ebbe,
come riportò
nel suo diario
Mein Leben (La
mia vita), uno
choc decisivo.
«Immerso
in questa atmosfera,
mi dissi bruscamente
che quello era
il giorno del
Venerdì
Santo e mi ricordai
l’importanza
che ha questa
data nel Parzival
di Wolfram…», scrisse
il musicista
a proposito
di quella fondamentale
esperienza.
«E partendo
dall’idea espressa
dal Venerdì
Santo, concepii
rapidamente
un intero dramma
che divisi in
tre atti e di
cui buttai giù
la trama in
poche righe».
Ma
nonostante tutto,
la gestazione
del Parsifal
fu
ancora lunghissima.
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