SEMANTICHE ERMETICHE NEL PARSIFAL DI WAGNER

 

 

Questo è probabilmente il motivo per cui, come s'è detto, nel 1872 Wagner chiese di entrare a far parte della loggia Eleusis. La sua richiesta, però, venne quasi subito respinta. Con ogni probabilità, il rifiuto fu causato dal “torbido” passato di Wagner, focalizzato sul suo periodo rivoluzionario, passato sulle barricate di Dresda nel 1849, e anche dall’imbarazzo che la sua visione artistica continuava a provocare nell’ortodossa e conservatrice cerchia musicale dell’epoca.

Il suo desiderio di entrare in una cerchia di liberi muratori non implica comunque che il musicista fosse un massone. Wagner, infatti, al di là di alcune sue simpatie, si interessò solo a un aspetto dell’universo massonico: l’acquisizione e il disvelamento dei meccanismi ermetici, indispensabili per realizzare il suo Bühnenweihfestspiel.

Insomma, il suo problema era entrare in qualche modo in possesso delle conoscenze esoteriche massoniche,  conoscere la gerarchia massonica, i segni, le allegorie e le prove simboliche che ogni affiliato doveva affrontare e superare, per inserirli nella sua opera.

Nonostante il rifiuto ricevuto, il compositore tedesco ebbe modo di conoscere i vari gradi della scala massonica, a cominciare dagli estratti del cerimoniale di settimo grado, Cavaliere Rosa+Croce, corrispondente al diciottesimo grado del Rito Scozzese.

 

 

Odilon Redon, Parsifal, 1892

 

Qualche esempio chiarirà meglio questo punto.

All’“Inizio del Sovrano Capitolo”, il cerimoniale massonico afferma che il Gran Maestro (il Più Saggio) è seduto sul terzo gradino dell’Altare, con la testa appoggiata su una delle mani. Dà cinque colpi uguali e due più affrettati su un tavolino che si trova al suo fianco e dice: «Assai Rispettabili primo e secondo Cavaliere, che ora è?». Il primo Cavaliere risponde: «La prima ora del giorno». Al che, il Gran Maestro afferma: «È tempo di incominciare il nostro lavoro. Fratelli miei, pieghiamo il ginocchio davanti a colui che ci ha dato l’essere».

Ebbene, chi conosce il Parsifal sa che nel Vorspiel Wagner ha immesso per due volte un tema solenne, esposto dagli ottoni, composto da cinque note seguite da altre due ravvicinate e con crescente intensità:

 

 

Negli intenti del compositore tedesco, questo breve passaggio, incredibilmente intenso (tale da suscitare la “commozione” di Nietzsche e crescere il desiderio di “identificazione” con Gesù) avrebbe dovuto rappresentare l’inizio alla “sacralità” di tutta l’opera, al “dramma iniziatico”, così come accade nel cerimoniale massonico. Un inizio della “cerimonia” che viene rimarcato dalle prime parole che Gurnemanz rivolge al risveglio ai suoi scudieri, all’inizio dell’opera: «He! Ho! Waldhüter ihr, Schlafhüter mitsammen, so wacht doch mindest am Morgen!», (“Eh! Oh! custodi della foresta, e, insieme, custodi del sonno, risvegliatevi almeno al mattino!”). Seguito, subito dopo, dal ringraziamento mattutino: «Hört ihr den Ruf? Nun danken Gott, daß ihr berufen ihn zu hören!» (Sentite il richiamo? Ora Dio ringraziate che v’ha chiamati a udirlo!), con Gurnemanz e gli scudieri che s’inginocchiano per recitare in silenzio la preghiera del mattino.

Questi ed altri “segni” indicano che Wagner aveva una chiara conoscenza, seppure derivata, delle tecniche massoniche, al punto di inserirle nella struttura del suo ultimo capolavoro.

Un altro aspetto di fondamentale importanza è dato da una frase che Gurnemanz, sempre nel primo atto, dice a Parsifal mentre lo conduce nella sala del Graal: «Du sieh’st, mein Sohn, zum Raum wird hier die Zeit» (Vedi, figlio mio, qui il tempo diviene spazio): dietro questa affermazione ermetica e sfuggente, il tempo che si trasforma in spazio, si cela una visione esoterica, proibita ai profani e, in generale, a coloro che non sono in grado di intraprendere un cammino iniziatico.

Il potere immenso del "Graal" (qualunque cosa sia) può dominare tutto, perfino il concetto fisico del tempo, che viene assorbito, come da un “sacro” buco nero, dall’estensione infinita dello spazio. Da questo momento, le regole, le leggi, tutto ciò che era stato acquisito dalla materia, simbolo del regno della quantità, viene mutato, sublimato (secondo una visione cara agli alchimisti) in una dimensione più alta, verticale, il cui accesso è garantito solo a pochi iniziati.

La stessa idea di redenzione, fraintesa da Nietzsche come simbolo della cristianità trionfante, rappresenta per Wagner un vero e proprio viaggio iniziatico, durante il quale il "puro folle" si sottomette a diverse prove (un chiaro riferimento ai cerimoniali massonici del Rito Scozzese Antico e Accettato), come quelle che Parsifal deve affrontare nel corso del secondo atto dell’opera: nel richiamo carnale di Kundry e delle fanciulle-fiore e, soprattutto, nel duello con il malvagio mago Klingsor.

Anche la stessa leggenda del Graal assume un preciso significato esoterico, oltre a segnare il passaggio dalla volontà della materia, concepita nella tetralogia wagneriana, a quella dello spirito, presente appunto nel Parsifal. Si tratta, come ha brillantemente dedotto Pierre Legardien, uno dei pochi studiosi che abbia affrontato l’analisi dell’opera nell’ottica dell’interpretazione ermetica, di un «assorbimento spirituale della lotta per il tesoro dei Nibelunghi». Per Wagner, quindi, l’Anello della tetralogia e il sacro calice del Parsifal, fini di una determinata ricerca, rappresentano entrambi la via di un’iniziazione, la prima essoterica (il conseguimento di un potere fisico), la seconda esoterica (il raggiungimento di un potere metafisico).

E' interessante notare che, se Mozart fu capace di comporre un’opera iniziatica come Die Zauberflöte attraverso l’esperienza diretta tra i liberi muratori con la sua adesione alla loggia Zur gekrönten Hoffnung (Alla speranza incoronata), avvenuta nel 1785, nella quale raggiunse il terzo grado della scala massonica, corrispondente a “Maestro”, Wagner, da parte sua, riuscì a creare l’intera struttura esoterica del Parsifal solo grazie alle testimonianze indirette e teoriche che riuscì a ottenere sulla completa gerarchia massonica.