Ma
questa iniziazione,
oltre a fare riferimento
all’ermetismo
massonico, si
avvale anche
di una simbologia
alchemica.
I versi poetici
del libretto,
difatti, celano
inequivocabili
allegorie che
richiamano alla
mente i procedimenti
usati dagli
alchimisti per
giungere alla
conquista della
Pietra filosofale,
intesa come
la piena realizzazione
illuminata dell’essere
umano, che abbandona
lo status
di profano per
innalzarsi a
quella di iniziato.
Altri
esempi possono
aiutare a capire
meglio tale
concetto.
Nel
primo atto dell’opera,
Wagner sostituì
la scena della
pesca, presente
nel Parzival
di Wolfram von
Eschenbach,
con quella del
bagno del Re
(Amfortas,
ferito al fianco
dalla lancia
scagliata da
Klingsor, si
bagna ogni mattina
nelle acque
del lago nel
tentativo di
lenire il dolore)
che, nel linguaggio
alchemico, indica
la cosiddetta
via umida
della Trasmutazione.
Cambiare per
poter essere:
un’altra prova
iniziatica alla
quale si sottopone
inutilmente
il re Amfortas
per guarire
dalla ferita,
ossia dal suo
peccato. Il
bagno, in questo
senso, assume
la visione di
un atto di purificazione,
di redenzione
che permette
non solo di
cancellare la
colpa scaturita
dal peccato,
ma anche di
accedere alla
dimensione di
iniziato. Ma,
in questo caso,
il sovrano non
ottiene nessun
risultato,
come colui che
affronta il
sentiero alchemico
senza avere
tuttavia la
predisposizione
e la capacità
per farlo.
Subito
dopo, introdotto
da un pauroso
mutamento orchestrale,
subentra
l’episodio dell’uccisione
del cigno per
mano di Parsifal.
Anche questo
animale ha un
significato
fondamentale
nella filosofia
alchemica.
Il cigno è
il simbolo del
mercurio,
elemento volatile
per eccellenza,
che trasforma
l’impuro in
puro. Il
significato
di questa scena
è quantomeno
evidente: il
puro folle,
giunto sulle
sponde del lago,
uccide inconsapevolmente
il cigno, animale
sacro per i
cavalieri del
Graal. La sua
folle purezza
lo ha guidato
in questo gesto,
considerato
sacrilego da
tutti coloro
che lo attorniano,
a cominciare
dal vecchio
Gurnemanz che
non si rende
conto che il
cigno, simbolo
di trasmutazione,
è morto
per mano di
colui che è
destinato a
redimere l’uomo,
macchiato dal
peccato e dall’impurità.
Arthur
Hacker, La
tentazione di
Parsifal,
1894
Anche
all’inizio del
terzo atto,
Wagner utilizzò
il linguaggio
alchemico per
rendere evidente,
ai pochi, il
suo messaggio.
Parsifal si
mostra a Gurnemanz
e a Kundry con
un’armatura
nera. Il vecchio
cavaliere narra
al reine
Tor (il
puro folle)
come il regno
del Graal sia
immerso nel
lutto per la
morte di Titurel,
padre di Amfortas
e custode del
sacro calice.
Detto ciò,
Gurnemanz e
la bella selvaggia
gli tolgono
la corazza e
il protagonista
dell’opera mostra
il corpo avvolto
in una veste
bianca. Gurnemanz
lo battezza
con l’acqua
della fonte
e lo conduce
di fronte al
Graal, nella
sala del castello
dov’è
custodito. Una
volta al cospetto
del sacro calice,
una luce rossa
si diffonde
nella sala.
A
prima vista,
sembrerebbe
una scena nella
quale Parsifal,
ormai conscio
della propria
missione redentrice,
accetta il
sacramento del
battesimo e
la conseguente
liturgia cristiana
esposta nel
finale dell’opera,
attraverso l’apoteosi
del Graal, la
guarigione di
Amfortas e la
redenzione di
Kundry, finalmente
libera da tutti
i suoi peccati.
Questo, però,
è quanto
giace sulla
superficie del
mare profano.
Il
vero significato
di questa scena
è nella
corretta interpretazione
dei tre colori,
il nero, il
bianco e il
rosso, che
si succedono
in questo preciso
ordine. Tale
successione
cromatica è
alla base della
cosiddetta Grande
Opera ermetica,
scopo ultimo
di ogni alchimista:
il nero (Nigredo) rappresenta
la morte e il
ritorno al caos
indifferenziato
che sfocia nel
bianco (Albedo),
simbolo della
purificazione
e della conseguente
rinascita spirituale,
per giungere
infine al rosso
(Rubedo),
che testimonia
dell’avvenuta
illuminazione
interiore e
del nuovo grado
di iniziato.
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